Omicidio Scandicci: uccide la moglie e tenta il suicidio

Omicidio suicidio noci

Una bambina verso le undici stamattina da un appartamento del centro di Scandicci, frazione di Firenze in un palazzo giallo di sei piani ha telefonato ai carabinieri per dire che non trovava la mamma e che il suo papà era ferito. Storie che non vorremmo mai leggere. Lui, il papà è Rosario Giangrasso, professione muratore, di 53 anni.

Alle spalle problemi economici e psichici. I militari dell’arma che sono entrati nell abitazione della famiglia toscana, dove lo hanno trovato ferito che cercava di togliersi la vita con un coltello da cucina. Si era tagliato le vene, ma in ospedale dove è stato prontamente trasportato lo hanno messo fuori pericolo di vita.

Nell’altra stanza è stato trovato il corpo della moglie. Era stata colpita diverse volte con un bastone e poi strangolata con una fascetta elettrica. Dopo averla colpita e strangolata, Giangrasso l’aveva trascinata nel letto e messa sotto le coperte. E si è seduto vicino a lei.

Tragedia di Scandicci, il biglietto dell’omicida

Poi aveva scritto un biglietto con accuse verso persone e istituzioni per averlo abbandonato con i suoi problemi economici. L’unico unico ringraziamento era rivolto al parroco e agli amici che non lo avevano lasciato da solo.

La moglie lo voleva lasciare secondo i primi accertamenti per le sue esplosioni rabbiose e i suoi squilibri mentali. Era stanca di dover vivere in questa situazione. E da quanto risulta ai vicini avevano ricevuto da poco l’avviso di uno sfratto. I due figli hanno 14 e 16 anni. La moglie Dao, era di origini thailandesi e aveva 44 anni.

Con un coltello Giangrasso si era tagliato le vene, ma il tentativo di suicidio non è riuscito. Trasportato in ospedale si trova fuori pericolo dove è piantonato e in stato di arresto per omicidio volontario.
Era seguito da tempo dai servizi sociali della zona. Nei suoi precedenti, ci sono diversi episodi. A luglio era salito sulle impalcature del Duomo di Firenze per attirare l’attenzione sui suoi problemi economici.

Nel 2013 era salito su un traliccio e sulla pagina Facebook si leggeva: “ll confine tra la vita e la morte: cosa mi tocca fare per non farmi portare via moglie e figlioli dai servizi sociali”. Un altra volta arrivò con un cartello all’ospedale di Torregalli, con su scritto che era disposto a vendere un rene per mantenere la famiglia.

Da sempre nei pensieri ossessivi dell’uomo c’erano i servizi sociali che potevano portare via la sua famiglia. Questa era diventata la sua ossessione. Oggi sono giunti sul posto il reparto operativo dei carabinieri comandati dal maggiore Carmine Rosciano, il sostituto procuratore Christine von Borries. La Procura ha aperto un’inchiesta.