Protocollo Cazzaniga, gli Angeli della Morte all’Ospedale di Saronno

Molti sapevano. Altrettanti hanno taciuto. Il protocollo Cazzaniga, sebbene non fosse scritto era più o meno conosciuto da tutti. Tutti sapevano come agivano gli “Angeli della Morte”. Sarebbero queste le prime risultanze delle indagini sulle morti sospette in ospedale a Saronno. Il piano diabolico di Leonardo Cazzaniga e Laura Toroni poteva essere fermato.

Sulla questione si era espressa anche una commissione d’inchiesta interna al nosocomio: il tutto partì da una segnalazione di un’infermiera. Un mix letale, quello del dottor Cazzaniga, che destava fin troppi sospetti (soprattutto perché i metodi e i famaci utilizzati non trovavano alcun riscontro né nei protocolli ufficiali né nelle scelte di altri medici per pazienti con approcci simili).

Secondo quanto riferito da Il Fatto Quotidiano, era evidente che “le dosi di farmaci somministrati nei casi selezionati sembrano superare, in modo evidente, i valori indicati nel prospetto esemplificativo contenuto nelle linee guida del SIAARTI”. La direzione sanitaria non adottò però alcun provvedimento.

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Per ora sembrerebbe che le vittime accertate siano cinque ma non si esclude che il numero possa inevitabilmente aumentare.

Il protocollo Cazzaniga, un mix letale

Il protocollo Cazzaniga, che ha ormai invaso le pagine di cronaca più tristi, prevedeva che pazienti anziani e fragili dal punto di vista sanitario venissero letteralmente accompagnati alla morte. In sostanza la gestione terapeutica dei pazienti con bassa aspettativa di vita prevedeva, appunto secondo l’ormai noto protocollo Cazzaniga, che venissero aiutati a morire.

Secondo le testimonianze il protocollo era noto a tutti. Pare addirittura, secondo le prime conclusioni dell’indagine, che in reparto molti sapessero del mix di sedativi ed anestetici che Cazzaniga pare somministrasse a pazienti con bassa aspettativa di vita.

Cazzaniga, l’Angelo della Morte

Leggendo le parole del GIP i dettagli diventano via via più agghiaccianti. “Cazzaniga aveva manifestato direttamente a colleghi e collaboratori i suoi metodi, anzi meglio il suo ‘protocollo’, per determinare in anticipo la morte di pazienti con speranza di vita medio-breve”. Secondo altre testimonianze, pare che tutti sapessero che Cazzaniga ripetesse “Faccio l’angelo della morte”, “Io sono Dio”. 

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