Criptovalute: cosa cambia con la legge sulla tassazione delle crypto?

Negli ultimi giorni chi gravita intorno al mondo delle criptovalute, in particolare come investitore, osserva con grande interesse gli aggiornamenti riguardanti il processo che a breve potrebbe condurre a disciplinare il settore: difatti è stato da poco depositato a Palazzo Madama il Ddl a firma della Senatrice Elena Botto in materia di tassazione e obblighi di antiriciclaggio sull’impiego di valute virtuali. Fino ad oggi, anche per la natura decentralizzata dell’intero ecosistema, le sommarie linee guida a disposizione di utenti e risparmiatori erano quelle fornite dall’Agenzia delle Entrate, in risposta ai vari interpelli susseguitisi nel corso del tempo: con la predisposizione di una regolamentazione chiara e univoca l’obiettivo dell’Organo Legiferante è quella di fornire un inquadramento fiscale e degli adempimenti normativi ben definiti.

Naturalmente prima che si concluda l’iter burocratico della Proposta ci vorrà tempo, ma la tensione che si respira nell’ambiente è palpabile: il timore degli addetti ai lavori, nello specifico, riguarda la possibilità che un’esasperazione dei controlli possa rendere meno appetibile il settore rispetto al recente passato, provocando di conseguenza una cristallizzazione, se non addirittura una contrazione, della valorizzazione del mercato di riferimento.

Non a caso la peculiarità delle nuove tecnologie digitali fa riferimento alla loro essenza, ovvero un ecosistema non accentrato e indipendente da ogni forma di verifica esterna. Di conseguenza rendere meno fluido il modello potrebbe costituire un freno per lo sviluppo dello stesso. Al contrario non avrebbe altro se non effetti positivi una normativa sulle criptovalute incentrata sulla tutela dei risparmiatori che si rivolgono alle piazze di scambio non regolamentate. Infatti, nonostante la disponibilità di numerosi strumenti finanziari appartenenti ai circuiti centralizzati, i numeri mettono chiaramente in evidenza un maggior interesse da parte degli investitori -soprattutto piccoli retailer- per i canali operativi over the counter.

Criptovalute: canali operativi a confronto

Gli exchange di criptovalute e i broker online, come evidenziato anche dagli esperti di Criptovalute24, rimangono in sostanza la prima scelta per chi approccia questo settore. Gli exchange, poiché consentono di beneficiare solo dei trend rialzisti delle quotazioni e non prevedono il blocco del margine, sono utilizzati per le immobilizzazioni di lungo periodo. Sfruttando tale modalità di accesso al mercato, per alcuni sottostanti è previsto lo staking, un sistema di distribuzione di interessi sotto forma di token che premia i crypto hoders. Chi attua strategie speculative sugli asset digitali, invece, predilige i servizi dei broker online: tali intermediari, attraverso la negoziazione dei Contratti per Differenza, implementano infatti i meccanismi di short selling e di leva finanziaria.

È inoltre utile ricordare che è disponibile anche una grande varietà di ETN con sottostante asset digitali e che recentemente ha fatto il suo esordio il primo ETF su Bitcoin –Proshares Bitcoin Strategy– riferibile alle piazze di scambio regolamentate; ma verosimilmente i costi più elevati, richiesti dai servizi degli intermediari tradizionali, non rappresentano un incentivo a scegliere tale opzione. Inoltre questa soluzione operativa non riesce a soddisfare al momento l’esigenza di puntare su progetti crypto emergenti o poco capitalizzati, che catalizzano particolarmente l’attenzione degli investitori.

Exchange e broker: investire in crypto con eToro

Fra le società attive sui circuiti OTC, eToro rappresenta il connubio tra i modelli operativi appena introdotti: difatti la piattaforma di investimento. messa a disposizione degli utenti, prevede per le criptovalute sia la modalità di acquisto in DMA sia la modalità di compravendita dei Contratti per Differenza sui token.

Inoltre, trattandosi di una realtà in possesso di licenza per erogare i servizi di intermediazione, i clienti eToro possono contare su tutte le forme di garanzia imposte dalla normativa, per tutelare i depositi dei titolari di un account.