Consultazioni Governo: Vertice Centrodestra ad Arcore

Contrasti interni nella coalizione di centrodestra, divisa tra la ricerca di un dialogo con Luigi Di Maio e il M5s e il mantenimento della propria identità politica.

Consultazioni Centrodestra Arcore
Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi. Un'unione solo di facciata?

A circa ventiquattro ore dalla consultazione tenutasi a villa San Martino ad Arcore, che ha visto protagonisti i tre leader della coalizione di centrodestra vincitrice delle ultime elezioni politiche, la strada verso la formazione di un nuovo esecutivo appare ancora tortuosa e con numerose criticità da risolvere.

L’incontro tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni ha infatti portato alla luce diversi punti di intesa, ma anche importanti divergenze che minano l’unità stessa della linea d’azione della coalizione.

La posizione ufficiale: Salvini premier e la ricerca dei voti in parlamento

L’esito del vertice sembrerebbe parlare chiaro: il comunicato ufficiale parla della ferma volontà di giungere ad una premiership che nel rispetto del volere espresso dai cittadini ,ed in contrasto ai “giochi di palazzo” da cui sono venuti fuori gli ultimi governi italiani, sia espressione dei partiti di centrodestra.

In altre parole Matteo Salvini verosimilmente Presidente del Consiglio, previa richesta (e conseguente ottenimento) dei voti di fiducia in parlamento al secondo giro di consultazioni al Quirinale. Un’autentica prova di forza del centrodestra che mirerebbe insomma ufficialmente alla formazione di un governo con meno compromessi possibili, in barba a qualsiasi dialogo finora prospettato con il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio.

Prospettiva ulteriormente confermata dalle parole di Giorgia Meloni ospite al salotto domenicale di Barbara D’Urso: la leader di Fratelli D’Italia conferma infatti la volontà di un governo leghista da raggiungere tramite una ricerca di voti in parlamento, per poi scagliarsi contro Di Maio, reo di aver valutato un accordo con il PD, definendo quest’ultima iniziativa una “Grande ammucchiata”

La replica di Salvini: “La Lega punto di partenza, ma fondamentale il dialogo”

Abbastanza diversi i toni dello stesso Matteo Salvini, che con un post Facebook dichiara di reputare sì il centrodestra il punto di partenza per la formazione di un nuovo governo, ma che questo passa necessariamente da un dialogo con le altre forze politiche, con Di Maio chiaramente interlocutore privilegiato.

Unico escluso eccellente da questa svolta moderata e conciliante di Salvini parrebbe essere proprio quel PD verso il quale invece Di Maio ha recentemente rivolto la sua attenzione, alla luce del cattivo esempio di governo degli ultimi sei anni. Dello stesso parere il portavoce delle Lega Giancarlo Giorgetti, il quale da un lato critica la scarsa concretezza politica di una posizione di scarsa apertura, come quella assunta recentemente dallo stesso Berlusconi, mentre dall’altro invita tutti (Di Maio anche stavolta in primis) ad un passo indietro responsabile per il bene del paese.

Meno ideologia e più compromesso, concentrando l’attenzione sugli aspetti programmatici di un governo che nascerebbe dunque solo come conseguenza di un’intesa tra le forze politiche risultate dominanti alle ultime elezioni, lasciando definitivamente il PD all’opposizione.

Senza numeri si torna alle urne. Ipotesi inverosimile?

All’interno del sopracitato post, Matteo Salvini lascia intendere che ad un incarico al buio, basato su una maggioranza risicata e non fondata su un solido compromesso politico, preferirebbe il ritorno al voto.

Un’ ipotesi che trova l’appoggio dell’ ex Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il quale intravede nel ritorno alle urne una possibilità decisiva per far sì che, previo cambiamento della legge elettorale attuale in favore di una che preveda un premio di maggioranza alla lista, emerga uno maggioranza netta come risultato dello scontro tra il centrodestra riunito intorno alla figura di Matteo Salvini e il Movimento 5 Stelle nella persona di Luigi Di Maio.

Un’ipotesi in definitiva che seppur permetterebbe la ridefinizione dello scacchiere politico italiano, peserebbe tuttavia ulteriormente sui bilanci dello Stato, rallentando di fatto la formazione del governo e la conseguente realizzazione dei punti principali del programma del centrodestra, priorità assoluta per un Matteo Salvini sempre più forte del suo slogan “Prima gli italiani”.